
Manipolazioni vertebrali
Non si placa la polemica innescata dalle dichiarazioni di Andrea Vianello, il giornalista RAI che, durante la presentazione del suo libro nel quale racconta la sua vicenda personale, ha dichiarato:
Io (di manipolazione cervicale)ne avevo fatta poco prima che avessi l’ictus, non avevo colesterolo e non c’era altro motivo perché mi colpisse, se non un problema meccanico, anche se non ci sono certezze. Non ci sono numeri su questo, ma c’è l’esperienza dei neurologi, dicono che può succedere ed è una cosa che pochi sanno.
In questo articolo, vi avevo riportato il commento di Dario Vitale, medico ed osteopata (nonchè mio maestro per ciò che riguarda l’arte osteopatica).
Sul sito dell’EOP (European Osteopathic Project) ho ritrovato un articolo del 2010 nel quale si dava spazio ad una considerazione sulle manipolazioni vertebrali fatta da Bertrand Rochard sul quarto numero del bollettino del Syndicat Français Des Ostéopathes e ripreso da About Osteopathy (SBO Belgium), del febbraio 2010 (qui trovate l’originale in francese)

Manipolazioni vertebrali: il parere di Bertrand Rochard.
L’articolo lo potete leggere qui, sul sito dell’EOP.
Io vorrei riportare e “spiegare” le frasi che, secondo me, spiegano meglio quale sia il senso e lo scopo delle manipolazioni vertebrali.
Innanzitutto, Rochard critica l’approccio secondo il quale le manipolazioni vertebrali vengono descritte come delle tecniche “forzate e violente”.
I fautori di un’osteopatia “dolce” non hanno fatto che avvalorare questa idea di “pericolosità”.
C’è da dire che normalizzare un’articolazione non è assolutamente un atto contrario alla cosiddetta “dolcezza” tanto auspicata da certi.
Manipolazioni vertebrali: definiamole.
Nel gergo osteopatico, le manipolazioni vertebrali sono definite con la sigla HVLA.
In inglese sta per
- High
- Velocity
- Low
- Amplitude
Ovvero: Alta Velocità-Piccola Ampiezza
Manipolare un tratto vertebrale significa, quindi, porre in atto una serie di manovre predisponenti alla manipolazione vera e propria che faranno in modo di rendere la manipolazione:
- BREVE (ossia il movimento impresso all’articolazione sarà di pochi gradi)
- VELOCE (ossia si cercherà di forzare per il minor tempo possibile)
Ora…Perchè temere tutto ciò?
Manipolazioni vertebrali: ancora le parole di Rochard.
Bertrand Rochard, sempre nell’articolo citato, diceva
Un indispensabile criterio di prudenza non deve diventare un motivo per non agire.
Non ci sono cattive manipolazioni, ma cattivi manipolatori e cattive indicazioni!
Utilizzato con maestria e con conoscenza il thrust rimane uno strumento fondamentale e non pericoloso.
È vero: se non si mette in pratica una buona anamnesi ed una valutazione scrupolosa, si possono fare dei danni anche con l’osteopatia.
Ma se il timore è eccessivo si può scivolare nella “devianza dolce” (così definita da Rochard)
E che dire di un’altra devianza “dolce” che spinge gli osteopati a privilegiare come strumento (osteopatico) la relazione terapeutica?
L’articolo procede nel dichiarare un ritorno all’osteopatia delle origini: basata sull’anatomia e sulla fisiologia, portata avanti con rigore e con i piedi per terra, lasciando ad ognuno il proprio ambito.
Solo attraverso un ritorno ai principi fondamentali, gestito da professionisti esperti, si può raggiungere questo obiettivo.
Manipolazioni vertebrali: la conclusione di Rochard
Bertrand Rochard conclude il suo articolo con una frase che potrebbe suonare strana
Una terapia capace di correre qualche rischio calcolato è sempre preferibile ad un trattamento confortevole ma inefficace
ATTENZIONE! Bertrand Rochard parla di “RISCHIO CALCOLATO” non di “RISCHIO E BASTA”.
Cosa sarà più efficace? Un thrust che può far paura ( ma solo perchè si sente un crack) o un massaggio con olio fatto con le luci soffuse?