
“La pubblicità è l’anima del commercio”
In realtà preferisco l’aforisma di Marcello Marchesi, genio dimenticato ed incompreso della società italiana, che diceva:”La pubblicità è il commercio dell’anima”.
La pubblicità è l’anima del commercio: cosa c’entra con l’osteopatia o con la fisioterapia?
Fateci caso: la quasi totalità degli spot che riguardano farmaci per i dolori o per le situazioni patologiche propongono una soluzione all’effetto e non alla causa.
Il calore che scioglie la contrattura; l’antinfiammatorio che lenisce la cefalea (di ogni tipo, pure quella legata alle variazioni ormonali del ciclo mestruale); l’antiacido che permette pantagruelici pasti; l’antidolorifico che trasforma le nonne in iperattive giovinette capaci di tener testa a inesauribili nipoti.
Eppure, in nessun caso si cerca la causa.
La pubblicità è l’anima del commercio: proviamo a capire meglio
Indubbiamente, il calore svolge un ruolo primario nella detensione di muscoli contratti e, per estensione, nel miglioramento del sintomo del mal di schiena.
Però il calore e il rilasciamento muscolare sono momentanei (ma questo lo spot non lo dice): non appena il calore svanisce, la contrattura si riaffaccia ed il dolore torna, magari in misura inferiore, ma torna.
In un mondo ideale, lo spot dovrebbe dire:”Con questo farmaco migliora il sintomo doloroso ed il tuo muscolo funziona un pochino meglio. Appena hai tempo, cerca di capire PERCHÈ la tua schiena si riempe di contratture e COSA PUOI FARE per eliminare o ridurre la CAUSA”
La pubblicità è l’anima del commercio: ma ci interessa davvero conoscere la causa del nostro dolore?
Trovare la causa del dolore di schiena o del bruciore di stomaco sottintende un passaggio fondamentale: essere pronti a modificare stile di vita o a cambiare abitudini.
Nella mia esperienza (quest’anno sono 22 anni che lavoro come fisioterapista), il 90% dei dolori di schiena sono legati a posture sbagliate mantenute durante l’attività lavorativa.
Chi sta troppo in piedi,
Chi sta troppo seduto,
Chi sta seduto per un tempo minore ma in modo sbagliato,
Chi sta in piedi per un tempo non eccessivo ma solleva pesi in modo inadeguato.
Spesso ho consigliato ai miei pazienti di modificare la propria postura durante l’attività lavorativa.
Si tratta di modifiche minime ma che portano a dei grandi benefici:
- ogni 60/80 minuti, alzarsi dalla propria scrivania, andare in bagno e tornare a sedersi -> cambiando postura limitiamo i danni alle strutture articolari e legamentose
- cercare di migliorare la propria postazione di lavoro -> un leggìo per il computer portatile o una diversa collocazione del pc
- salvaguardare la schiena utilizzando la flessione delle anche invece che la flessione della schiena per raccogliere da terra un oggetto
La pubblicità è l’anima del commercio: siamo dei pigroni. Confessiamolo.
Nonostante tutto, il paziente che lavora 8 ore alla scrivania e al quale consiglio di alzarsi e fare una piccolissima passeggiata (non servono chilometri: spesso basta andare al bagno e tornare) non applica il consiglio.

- sto seduto troppo e male
- mi viene il mal di schiena
- prendo l’antinfiammatorio
- va un po’ meglio
- continuo a star seduto male e troppo
- dopo un po’ l’antinfiammatorio non fa più effetto
- vado dal fisioterapista
- la situazione migliora
- sto meglio
- non applico i suoi consigli
- torno a stare seduto troppo e male
La pubblicità è l’anima del commercio: forse ci meritiamo la cura dell’effetto e non della causa
Vi ricordate la famosa legge 626/94?
Oggi esiste la 81/08. In entrambi i casi ci sono elencati tutta una serie di provvedimenti e di accorgimenti che riguardano proprio il miglioramento del posto di lavoro.
ad esempio
per scongiurare i rischi per la salute (vista, postura e affaticamento) connessi all’attività lavorativa tramite videoterminali, vige l’obbligo per il datore di lavoro di tutelare i dipendenti con misure ad hoc e con interruzioni di un quarto d’ora ogni due ore (sempre mediante pause o cambiamento di attività di lavoro)
E 15 minuti ogni due ore sono MOOOOLTO di più di una passeggiata da-verso il bagno!
La pubblicità è l’anima del commercio: causa o effetto?
Lo spot di un famoso antiinfiammatorio a base di diclofenac parla di una azione alla radice del problema.
Beh, fa sorridere pensare che se il problema è la postura o la contrattura muscolare la soluzione ALLA RADICE sia un antiinfiammatorio.
Verrebbe da pensare che la soluzione “alla radice” possa essere una modifica della postura o un approccio più diretto, magari con un trattamento riabilitativo od osteopatico in grado di ristabilire una fisiologia articolare adeguata.
Ed invece no: la proposta è sempre quella momentanea e non quella duratura o, perlomeno, più adeguata
La pubblicità è l’anima del commercio: e allora? che si fa?
Per una volta tocca a noi decidere: continuare a prendere un farmaco che ci toglie il sintomo o andare VERAMENTE alla radice e provare a risolvere la causa?