
Ovvero: sfatiamo un mito.
La frase che un fisioterapista si sente dire più spesso è
ma tu con le mani la senti l’artrosi/la contrattura/la frattura?
Oggi proveremo a capire meglio cosa sentono le mani del fisioterapista
Le mani del fisioterapista: ottimo strumento ma non sono una bacchetta magica
Nel corso della sua vita professionale, il fisioterapista affina la sensibilità delle sue mani. Ciò significa che, con determinate pressioni, sfioramenti, test o mobilizzazioni può percepire: tensioni muscolari, riduzioni del movimento delle articolazioni, accorciamenti fasciali, ipomobilità di alcune zone.
Ovviamente tutto ciò non è uno strumento diagnostico magico: è necessario comunque un supporto dato dal “tripode” diagnostico.
Le mani del fisioterapista e il tripode diagnostico
Il tripode diagnostico è un neologismo creato da Dario Vitale e Paolo Lavalle: un medico ed un fisioterapista che sono diventati osteopati seguendo gli insegnamenti di Alain Bernard.
Bernard, negli anni 80, portò in Italia una osteopatia con i piedi per terra.
Il suo approccio era basato su una solidità diagnostica che lasciava poco spazio ad esoterismi o a magie.
Il tripode diagnostico è composto da:
- anamnesi
- osservazione
- test
Vediamo una alla volta le “zampe” di questo tripode.
Le mani del fisioterapista: l’anamnesi
Prima di qualunque tecnica, è necessario parlare con il paziente e cercare di esplorare quella che, in gergo medico, viene chiamata “anamesi prossima e remota”.
Senza entrare eccessivamente nel dettaglio, possiamo affermare che l’anamnesi è una “chiacchierata” in cui il fisioterapista indaga:
- attività lavorativa e di svago
- stile di vita
- patologie note
- patologie croniche
- eventi acuti
- interventi chirurgici
- evento che ha portato alla visita
Durante l’anamnesi, il paziente fornisce anche eventuali risultati di analisi cliniche e di diagnostica per immagini utili a confermare alcune ipotesi.
Le mani del fisioterapista: l’osservazione
Un muratore, prima di iniziare a ristrutturare una stanza, osserva e valuta lo stato della parete che ha di fronte a sè.
Allo stesso modo, il fisioterapista osserva il paziente di fronte, da dietro, di fianco e cerca di annotare/percepire rapidamente ciò che ritiene degno di nota.
Ho scritto “rapidamente” perchè il corpo umano si adatta velocemente.
Se faccio stare in piedi una persona per 5 minuti, quasi sicuramente dopo i primi 3 minuti avrà modificato l’appoggio dei piedi, la posizione delle spalle, la tensione delle ginocchia.
Per questo motivo, ci sono dei punti di repere del corpo che vanno osservati per primi e subito.
Le mani del fisioterapista: i test
Dopo aver chiesto al paziente la storia del suo dolore, e dopo averlo osservato, viene il momento di eseguire dei test sulle parti del corpo che possono essere interessate dal sintomo.
I test possono riguardare anche zone a distanza: è normale che, per un dolore alla schiena si indaghi l’appoggio dei piedi e la tensione delle ginocchia.
Qui entra in ballo la sensibilità delle mani del fisioterapista.
Talvolta non è semplice percepire la tensione di una caviglia o l’accorciamento di un muscolo del collo.
Tutto ciò si impara con il tempo e viene supportato in modo eccellente dall’anamnesi e dall’osservazione
Le mani del fisioterapista: attenti alle bufale
Trattare un paziente senza farlo spogliare, fare una tecnica senza essersi assicurati di eventuali patologie croniche, mobilizzare un segmento mentre si controlla il telefonino…questa è solo una piccola parte delle disattenzioni (spesso gravi) che avvengono troppo, troppo spesso.
Immaginate un muratore che inizia a lavorare senza essersi accertato dove si trovino condutture del gas, fili elettrici o tubi del riscaldamento…

Ci si affida all’esperienza e, purtroppo, spesso si sottovalutano le famose “basi del mestiere”
Diffidate anche di chi vi dice che con le mani sente TUTTO…e magari le appoggia sopra al pantalone o sul maglione: è già difficile sentire con le mani a contatto della pelle…figuratevi attraverso il velluto o la lana!