Kalokagathìa: belle linee e buon funzionamento.

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È greco. Non è un insulto. Ma è una parola che indica l’ideale umano secondo i Greci antichi. Significa “bello e buono”. Per farsi un’idea: Achille e Ulisse possono essere annoverati tra i “belli e buoni”.

Ma cosa c’entra tutto questo con il corpo umano? E con l’osteopatia?

C’entra perfettamente!

Per esempio, Francoise Mezieres codificò la sua ginnastica posturale tenendo presente le “belle linee”: assi che indicano il buon funzionamento, il buon allineamento e le buone relazioni tra le varie articolazioni del corpo.

Per cui, se c’è un bell’aspetto ci sarà anche un buon funzionamento e viceversa.

Il ragionamento può sembrare scontato e ovvio ma così non è.

Come al solito proverò a spiegare questo concetto alla Scrocknroll.

Guardate queste due porte:

 

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secondo voi quale funziona meglio? Quale tra le due cigola meno?

La risposta è abbastanza ovvia!

Però potremmo anche avere situazioni in cui la bellissima e coloratissima porta cigola e quella tutta arrugginita si apre senza problemi. Situazioni molto rare ma che possono esistere.

 

Veniamo all’esempio anatomico più comune e più semplice da capire: i piedi.

Eccovi due immagini.

 

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Nella prima potete vedere le “belle linee” secondo la biomeccanica di Kapandji. Il piede “bello” è anche un piede che ha tutti i suoi archi al posto giusto. È un piede che ha le dita che funzionano bene, che hanno degli assi ben orientati e che sono ben spaziate tra loro senza ingombri. Di conseguenza, sarà un piede che funzionerà bene.

Nella seconda foto c’è un piede in cui alcune “belle linee” sono perse: l’alluce è valgo e quindi il suo asse non è più in una direzione adeguata. Le dita sono “a martello”: questo significa che l’arco anteriore ha smesso di essere ben sostenuto e ha ceduto verso il basso. Di conseguenza, il piede che ha perso le sue belle linee avrà difficoltà a supportare il peso e ad essere ricettivo ed attivo quando determinate situazioni lo richiedono.

Così come ci sono porte arrugginite che funzionano abbastanza bene, potrebbero esserci piedi fuori dalle belle linee che non danno fastidio o dolore. È una situazione poco comune ma può essere possibile.

Le belle linee possiamo cercarle in tutte le articolazioni del corpo: pensiamo alle ginocchia valghe o vare, alle ipercifosi o alle riduzioni di lordosi, ai gomiti in iperestensione

La domanda è: che cosa può fare una persona che si rende conto che le sue belle linee si sono perse?

L’approccio più valido è quello della ginnastica posturale Mezieres, per il semplice fatto che cerca, attraverso l’allungamento mirato dei tessuti fasciali, di riportare verso le belle linee i segmenti che se ne sono allontanati.

È FON-DA-MEN-TA-LE chiarire che “riportare alle belle linee” non significa STRAVOLGERE completamente il corpo del paziente che si rivolge a noi!

Spesso basta dare una informazione propriocettiva adeguata:

– esercizi attivi di mobilizzazione del piede provando, ad esempio, a raccogliere una matita usando le dita dei piedi

– provare a svincolare alcuni movimenti (flettere verso l’alto piede senza far salire le dita)

In questo modo, si attiveranno dei sistemi posturali e propriocettivi in grado di indirizzare un segmento verso una linea più adeguata, senza modificarne in modo eccessivo la sua funzione. E se si riesce a dare la giusta direzione, allora anche una piccola correzione porterà a grandi risultati!

 

 

Ah, dimenticavo: la parola da cui siamo partiti oggi è formata da kalòs kai agathòs, che in greco significa appunto “bello e buono”. E la foto di oggi è di Bekim Fehmiu, l’attore jugoslavo che interpretò Ulisse nello sceneggiato RAI del 1968.

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