
Legge di Sutton: quando si fa una diagnosi, considerare per primo l’ovvio.
Il nome di questa “legge” nasce da Willie Sutton, rapinatore americano. Quando gli domandarono come mai avesse rapinato le banche, lui rispose:”Perchè è dove si trovano i soldi!”.
Cercando notizie su questa storia, ho trovato anche un’altra bella frase:”Se senti rumore di zoccoli, immagina cavalli e non zebre”.
Gli amici eruditi potranno suggerirmi un più altisonante rasoio di Occam, ma preferisco il rapinatore americano al frate filosofo anglosassone…
Legge di Sutton e osteopatia: perchè?
L’osteopatia è nata negli stati Uniti d’America in un’epoca in cui non si andava troppo per il sottile.
Andrew Taylor Still, il medico che gettò le basi teorico-pratiche dell’osteopatia, era coevo di Buffalo Bill e del Generale Custer: tutti personaggi decisamente pratici!
E l’osteopatia?
L’osteopatia, che studia il corpo umano nella sua globalità e che si basa su sette principi basilari (che trovate qui), parte da presupposti ben precisi e che possiamo ricondurre alla legge di Sutton.
Legge di Sutton e osteopatia
Come abbiamo visto, la legge di Sutton ci invita a valutare in prima istanza la cosa più ovvia.
Vediamo come applicare ciò all’osteopatia.
Un paziente si reca dall’osteopata con un dolore alla caviglia destra.
L’osteopata, prima di ipotizzare una patologia e iniziare un trattamento, farà tre cose FONDAMENTALI:
– anamnesi
– osservazione
– test
ANAMNESI: la raccolta dalla voce diretta del paziente e/o dei suoi familiari, di tutte quelle informazioni, notizie e sensazioni che possono aiutare il professionista sanitario a indirizzarsi verso una diagnosi di una certa patologia
OSSERVAZIONE: attenta indagine visiva della morfologia del paziente
TEST: procedura diagnostica elementare per valutare un segmento corporeo
Torniamo al nostro paziente con la caviglia dolorante.
All’anamnesi ci racconta di alcune distorsioni accadute in passato. L’osservazione ci fa rilevare che la caviglia dolorante ha un aspetto differente da quella controlaterale. Il test ci mostra che la caviglia in oggetto è meno mobile.
A questo punto possiamo applicare la legge di Sutton e ipotizzare una serie di lesioni osteopatiche che possono aver reso quella caviglia differente e meno funzionale rispetto alla controlaterale.
Legge di Sutton e osteopatia: perchè applicarla?
Negli anni, la pratica osteopatica (così come quella medica) sono entrate in contatto con numerose altre discipline (riconosciute o meno dalla scienza ufficiale). E, spesso, la diagnosi di un dolore di caviglia si è tramutata in una analisi dei comportamenti o delle abitudini alimentari.
La legge di Sutton, invece, permette di partire in modo basico: se il paziente ci riporta una storia di alcune distorsioni ripetute negli anni, forse il dolore è legato più verosimilmente ad una lesione osteoarticolare piuttosto che ad un disagio psicologico che modifica la deambulazione.
Legge di Sutton e osteopatia: e se la caviglia non presenta alcun segno o sintomo evidente?
Sarà sempre la legge di Sutton a venirci in aiuto.
Vediamo come!
Se il paziente ha un dolore alla caviglia ma:
- l’anamnesi non rileva nessun trauma a livello di quella articolazione
- l’osservazione non evidenzia nessuna differenza tra le due caviglie
- i test sono tutti negativi e la caviglia non evidenzia difficoltà
allora potremo escludere le cose più ovvie (lesioni legamentose, lesioni muscolari…) e cominciare ad ampliare la nostra ricerca, magari salendo verso il ginocchio o l’anca!
Legge di Sutton e osteopatia: conclusioni
La conclusione è chiara e rapida: se sentiamo rumore di zoccoli, pensiamo ai cavalli e non alle zebre.
Se un paziente ha un dolore ad una caviglia, ipotizziamo una distorsione e non uno stato di depressione!