L’albo dei fisioterapisti non esiste.

albo dei fisioterapisti non esiste

 

NOTA BENE

la foto di oggi è un modo scherzoso di associare l’albo professionale al mitico album Panini!

 

Un titolo ad effetto. Oggi inizio così.

C’è chi dice che serve a indicizzare il sito, chi dice che è utile per aumentare i lettori.

A me non interessano queste cose anche perchè io sono un fisioterapista e non un esperto di web marketing.

Oggi voglio solo spiegare perchè l’albo dei fisioterapisti non esiste.

L’albo dei fisioterapisti non esiste

Come sempre, ci viene in aiuto il vocabolario Treccani.

Ecco la definizione di “albo”

Pubblico registro nel quale debbono essere iscritti gli abilitati all’esercizio di una data professione e la cui tenuta è affidata a pubbliche autorità o ai Consigli professionali.

Quindi, se la parola “albo” sottintende una autorità pubblica, non possiamo usarla per gli innumerevoli “albi” che riguardano i fisioterapisti.

L’albo dei fisioterapisti non esiste: e quelli che si trovano on line?

Come al solito non farò nomi nè tantomeno indicherò siti. Vi lascio i soliti compiti a casa!

Gli albi che si trovano digitando e cercando sul web sono semplicemente delle libere associazioni.

Ovvero: a fronte di una iscrizione e della presentazione di documenti comprovanti il conseguimento dei titoli, si viene inseriti in elenchi consultabili da chiunque.

L’albo di una associazione privata equivale all’elenco delle officine autorizzate da un marchio automobilistico.

L’albo dei fisioterapisti non esiste: ma qual È il problema?

La questione è semplice e la vorrei riassumere in 4 punti principali:

1 – i fisioterapisti non sono obbligati ad aderire ad un albo: quindi in un albo ci può essere una parte dei fisioterapisti diplomati

2 – essendoci più di un albo, non ne esiste uno migliore di un altro: si tratta solo di differenze numeriche basate sul numero di iscritti

3 – a differenza degli albi ufficiali di altre professioni (ad esempio i medici) che possono prendere provvedimenti nei confronti dei loro iscritti, i fisioterapisti non possono essere radiati o non ne viene limitata la professionalità in caso di comportamenti scorretti

4 – in relazione a quanto scritto qui sopra, l’iscrizione ad un albo non certifica la qualità di un fisioterapista.

L’albo dei fisioterapisti non esiste: come si risolve questo problema?

Ho scritto “problema” perchè, per come la vedo io, la mancanza di un albo nazionale ed ufficiale è un vero e proprio problema.

L’abusivismo è una piaga che affligge la nostra professione in modo pressocchè continuo da almeno 25 anni. Quest’anno, tra anni di studio e di professione, compio 24 anni e di abusivismo se ne parlava anche nel 1994.

In quegli anni ero volontario presso quella che all’eoca era l’associazione di categoria più grande in Italia. E già allora si parlava della necessità di un albo.

Però subentravano sempre mille e mille divisioni: dapprima le differenze erano dovute al conseguimento del titolo. Poi sono arrivate le lauree triennali e d’un tratto sono diventati tutti dottori e quindi chi aveva un titolo regionale era da considerarsi un fratello minore.

Ad oggi siamo fermi al 1994.

L’albo dei fisioterapisti non esiste: riassumendo…

  • non esiste un albo: esistono tante piccole associazioni di categoria
  • mancando un albo di riferimento l’abusivismo è all’ordine del giorno (basti pensare alla confusione che regna tra le persone quando si parla di fisioterapisti, chinesiologi, osteopati, chiropratici…)
  • negli anni si sono moltiplicate le associazioni di categoria, con il risultato che ognuna tira acqua al proprio mulino, invece di collaborare
  • con l’avvento delle medicine alternative e con la legge 4 del 2013 il panorama confusionario del benessere è diventato pressocchè infinito

E quindi? Purtroppo oggi non ci sono consigli o informazioni utili. Fin quando non ci sarà un albo nazionale ed ufficiale verremo trattati come stregoni o, peggio ancora, come “massaggiatori”.

 

 

Quanto dura la riabilitazione? Ovvero: perchè Totti torna in campo prima di me?

quanto dura la riabilitazione

Quanto dura la riabilitazione?

Quanto ci vuole? Ce la faccio per giugno?

E perchè citare Totti?

Una cosa per volta.

Quanto dura la riabilitazione? Cosa c’entra Francesco Totti?

L’idea di citare un calciatore famoso ed apprezzato un po’ da tutti viene da lontano.

Precisamente viene dal periodo nel quale ho lavorato come dipendente presso la Fondazione Don Gnocchi.

Una volta capitò un paziente che aveva avuto un trauma molto simile a quello subìto da Francesco Totti durante un incontro di campionato.

E la domanda di molti pazienti fu:”Perchè Totti torna in campo dopo un mese ed invece una persona comune ci impiega di più?”

La risposta ha vari livelli

Quanto dura la riabilitazione? I tempi di diagnosi e indagine

Quando Totti si fa male in campo, si attiva tutta una serie di professionisti. E, in questo modo, nel momento in cui Totti esce dal campo e si dirige verso la clinica, sono già pronti medici ed operatori. In breve tempo vengono effettuati esami strumentali e visite mediche: in questo modo si può “dare un nome” al trauma in brevissimo tempo.

Quando si fa male il signor Rossi, le cose sono un po’ diverse. I tempi della sanità pubblica e di quella convenzionata sono più dilatati. Diciamo che, mentre Totti in un pomeriggio riesce a fare radiografie, ecografie, risonanza e visita specialistica, il nostro signor Rossi, se è fortunato, ci impiega 5/6 giorni.

Quindi abbiamo già un buco di quasi una settimana.

Quanto dura la riabilitazione? parlare con il medico

Mentre Totti viene visitato nel momento stesso che effettua tutti gli esami diagnostici, il nostro signo Rossi deve cercare un ortopedico o uno specialista al quale rivolgersi ed al quale consegnare le sue radiografie.

Anche in questo caso i tempi si allungano: però noi siamo ottimisti e riusciamo ad ottenere una visita ortopedica in 3/4 giorni. Che, sommati ai 6 giorni necessari per eseguire e ritirare le radiografie, creano un buco di quasi 10 giorni tra Totti ed il signor Rossi.

Quanto dura la riabilitazione? iniziare il trattamento riabilitativo

A questo punto, con la diagnosi in mano, il signor Rossi si mette in azione per trovare un centro od un professionista presso il quale iniziare i trattamenti riabilitativi e fisioterapici necessari.

Mentre lui cerca, Totti è già all’undicesimo/dodicesimo giorno di riabilitazione.

Continuiamo con il nostro ottimismo ed il signor Rossi inizia la riabilitazione soltanto 5 giorni dopo aver fatto la visita medica.

Quanto dura la riabilitazione? altre variabili incombono sui nostri eroi

Ora non la voglio fare troppo lunga, ma mettiamo in ballo altre variabili.

Ad esempio: il signor Rossi qualche volta salterà la riabilitazione perchè deve andare a prendere i figli a scuola o deve fare due ore di straordinario.

Oppure: il fisioterapista del signor Rossi si assenta per un corso ed il sostituto non si trova.

(ATTENZIONE: ometto VOLONTARIAMENTE ogni tipo di considerazione sulla capacità tecniche-professionali dei miei colleghi fisioterapisti)

Quanto dura la riabilitazione? Come va a finire?

Il risultato è servito!

Totti, dopo 25/30 giorni, torna in campo e segna il gol decisivo.

Il signor Rossi si porta avanti un doloretto per qualche mese e indosserà gli scarpini con qualche titubanza e con una bella cavigliera armata

Quanto dura la riabilitazione? considerazioni finali

La medicina è la meno esatta delle scienze.

E la riabilitazione, così come l’osteopatia e la fisioterapia, fa parte della medicina.

Non è assolutamente possibile dire:”Io ho subìto lo stesso intervento del mio vicino di casa. Ma lui già sta in piedi ed io ancora no!”

Le variabili in gioco sono talmente tante che è un errore madornale fare i paragoni.

E ancor più sbagliati sono i paragoni con situazioni lontanissime tra loro.

Paragonare l’iter che seguirà la caviglia di Totti con l’iter della caviglia del signor Rossi è un esercizio di stile abbastanza inutile: anche perchè il signor Rossi lavora in una banca e Totti fa il calciatore. Quindi le richieste post-riabilitative sono completamente differenti.

Tutto questo discorso serve però per capire una cosa molto importante nell’ambiente riabilitativo: i confronti sono inutli e dannosi.

Non esistono due traumi/interventi uguali tra loro. Non esisteranno quindi due percorsi riabilitativi uguali e tantomeno due esiti post-riabilitativi uguali!

Impariamo a gestire al meglio la nostra situazione tenendoci alla larga da quelle situazioni tipo “ma ancora stai così??? Lo sai che il cognato della suocera della zia della nipote di mia cugina ha fatto il tuo stesso intervento e già scala le montagne?”

 

La fisioterapia non serve

la fisioterapia non serve

Avete letto bene.

La fisioterapia non serve.

O almeno questo è ciò che si percepisce oggi in Italia. Il titolo può sembrare una provocazione ma in realtà non è poi così assurdo.

La fisioterapia non serve: è vero?

Dipende. Se lo chiedete a me che lavoro da più di 20 anni come fisioterapista ed osteopata vi dirò che la fisioterapia è utile. Anzi: molto spesso è necessaria.

Se lo chiedete ai medici, la maggioranza di loro vi dirà che la fisioterapia non serve.

Se lo chiedete ai farmacisti, idem. Anche in questo caso, la maggioranza vi dirà che la fisioterapia non serve.

La fisioterapia non serve: alcuni esempi

Andiamo al cuore della questione. In Italia non esiste una cultura della prevenzione nè tantomeno della riabilitazione.

Il periodo post-operatorio o post-traumatico è considerato solo nei suoi aspetti medico-infermieristico-assistenziali.

Quando una persona subisce un intervento di artroprotesi di anca, ci si preoccupa che la cicatrice non faccia infezione, si mette il rialzo sulla tavoletta del water, si fornisce un deambulatore.

Poi, passata la fase acuta e dopo il controllo con il chirurgo…PUFF! MAGIA! La persona passa dal deambulatore alle canadesi e poi ad un bastone e via così: palla lunga e pedalare.

ma andiamo per ordine e facciamo un elenco ragionato.

La fisioterapia non serve: elenco ragionato delle situazioni e dei rimedi alternativi alla fisioterapia.

Partiamo dai terribili spot televisivi e radiofonici che reclamizzano i farmaci antidolorifici e antiinfiammatori

Dolori muscolari? Prendi il diclofenac

Dolori mestruali? Prendi l’ibuprofene

Mal di schiena/collo? Metti i cuscinetti riscaldanti

Hai preso una distorsione? Prendi il naprossene sodico

In pratica: in nessuno di questi casi ci si pone la domanda sul perchè si abbia quel dolore.

I rimedi che ho elencato qui sopra agiscono sull’effetto, non sulla causa.

Se il dolore muscolare è dovuto ad una postura sbagliata, non appena finisce l’effetto del diclofenac, il sintomo tornerà come prima.

La stessa cosa per i dolori leniti con il calore.

Se un ciclo mestruale è doloroso, non è una croce da abbracciare e tacere. È fondamentale farsi visitare dal ginecologo.

La fisioterapia non serve: e dopo un intervento o un trauma?

La situazione è simile.

Togli il gesso dopo una frattura al polso? “si compri una pallina da tennis” (che poi manco da sano ci riesci a strizzare una pallina da tennis, figuriamoci dopo una frattura!)

Togli il gesso dopo una frattura all’arto inferiore? “vada a camminare sulla spiaggia”. (Si: ti tolgono il gesso a febbraio e tu vivi a Trieste. E con la bora e il gelo vai sulla spiaggia)

Ti mettono una artroprotesi? “Faccia attenzione!” (che significa? mi volete dire a cosa vado incontro?)

Dopo una storta alla caviglia? “Faccia gli esercizi con la pallina da tennis!” (Aridaje! ma i medici sono sponsorizzati dal Roland Garros?)

La fisioterapia non serve: capiamolo alla scrocknroll

Immaginiamo varie situazioni.

Situazione numero 1: l’antenna del televisore.

Il vento spezza la vostra antenna. Dopo qualche minuto di imprecazioni, chiamate l’antennista.

Lui arriva, cambia l’antenna e vi dice:”Non sintonizzate i canali. Tanto prima o poi capirete dove sta Rete4 e La7″

Risultato: ci vorranno mesi e mesi, ma poi riuscirete a farvi un foglio A4 con scritti i canali e a cosa corrispondono. Andrà tutto bene. Fino alla prossima raffica di vento.

Situazione numero 2: il cambio degli pneumatici.

Ormai la vostra automobile ve lo chiede: è giunto il momento di cambiare le gomme.

Andate dal gommista che in mezz’ora cambia tutte e quattro le gomme.

Poi vi dice:”Non facciamo nè equilibratura nè convergenza, tanto a Roma ce stanno le buche e poi se va piano non rischia”

Risultato: usare la vostra automobile diventerà un supplizio e magicamente vi convertirete alla bicicletta (tutta salute, eh!)

Situazione numero 3: la batteria dell’orologio.

È il momento di cambiare la batteria al bellissimo orologio che avete da sempre! Lo lasciate dall’orologiaio e lo ritirate dopo un paio di giorni. E, ovviamente, l’ora è sballata. “Tranquilli” vi rassicura lui “ricordatevi che un orologio che va male non segna mai l’ora giusta; un orologio fermo la dà esatta due volte al giorno. E poi, ti basta guardare l’ora sul telefonino!”

Risultato: leggere l’ora avrà la stessa praticità di cambiarsi il costume in spiaggia con l’asciugamano avvolto introno alla vita.

La fisioterapia non serve: antenne, pneumatici e orologi. Parliamo di corpo umano?

Si.

In campo riabilitativo, dopo un trauma, c’è sempre bisogno di un intervento per migliorare e ristabilire una funzionalità adeguata. Si, è vero, prima o poi ci si abitua a camminare anche con un arto inferiore con meno forza ma poi si instaureranno tantissimi compensi che magari, a distanza di un anno, faranno uscir fuori una lombalgia.

Nella mia professione, molto spesso mi trovo di fronte persone che arrivano a me per caso o per passaparola. Hanno avuto distorsioni, lombalgie, ma anche cose più gravi e nessuno specialista gli ha consigliato di rivolgersi ad un riabilitatore per riequlibrare e migliorare la loro situazione.

Nel migliore dei casi viene consigliato il nuoto (?!?!) oppure l’acquisto di arnesi dei quali si ignora lo scopo. Oppure, come le cyclette da camera ed i tapis roulant, vengono usati per 2/3 giorni e poi finiscono in cantina.

Allora: siamo così sicuri che la fisioterapia non serve?

Chinesiologia: chi era costei?

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Ogni tanto vado a vedere quali sono le parole più digitate sui motori di ricerca che fanno saltar fuori Scrocknroll.

E, spessissimo, esce fuori la chinesiologia.

“Differenza tra chinesiologia e osteopatia”

“Chi pratica la chinesiologia?”

“Chi è il professionista chinesiologo?”

Oggi ho contato che nel mese di febbraio 2017 per ben 12 volte il mio blog è uscito fuori perchè venivano cercate informazioni sulla chinesiologia.

Chi mi segue sarpà certamente che ne ho parlato più e più volte. Però sembra che in giro ci sia una confusione generale. (per questo nel titolo cito Don Abbondio da “I Promessi Sposi”)

So che forse annoierò alcuni di voi ma oggi voglio tornare su questo argomento.

Chinesiologia: chi era costei?

Che cosa è la chinesiologia? Il vocabolario Treccani la chiama “cinesiologia” e la definisce come

Disciplina che ha per scopo di guidare le attività motorie dell’uomo con orientamento formativo, ricreativo e sportivo, o correttivo; coincide in gran parte con l’educazione fisica.

Analizziamo questa definizione.

 

Chinesiologia: orientamento formativo, ricreativo e sportivo.

La chinesiologia si occupa della formazione dell’aspetto motorio di bambini, giovani ed adulti attraverso il “movimento razionale attivo” . Quindi, per occuparsi di ciò, il chinesiologo deve avere una formazione adeguata ed approfondita.

E arriviamo al punto cruciale: quali titoli di studio portano alla chinesiologia.

Chinesiologia: qual è il titolo di studio?

La risposta è breve e univoca: è all’interno di questo disegno di legge.

Articolo 1, comma 2

Per l’esercizio dell’attività professionale di chinesiologo di base è necessario il possesso della laurea in scienze delle attività motorie e sportive, classe di laurea L-22. Con accordo stipulato in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, da adottare entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, sono stabiliti i criteri per il riconoscimento dei titoli equipollenti ai fini dell’esercizio della professione di cui al comma 1.

Quindi, quando questo disegno di legge andrà in porto, solo chi ha il titolo triennale o magistrale in scienze motorie potrà usufruire del titolo di “chinesiologo”.

Chinesiologia: e in attesa della legge?

Già. In attesa della legge?

Diciamo che se un disegno di legge indica come “chinesiologi” i laureati in scienze motorie forse una idea ce la possiamo fare!

Facciamo un piccolo elenco alla Scrocknroll.

NON POSSONO DIRSI CHINESIOLOGI:

  • laureati/e in fisioterapia
  • diplomati/e in estetica

Le professioni sopracitate hanno però i loro ambiti e le loro competenze.

Chinesiologia: e chi trovo nelle palestre o nei centri fitness?

Già…chi troviamo nella sala pesi o alla lezione di power gym/total crunch/fitball/cardiostrike?

Purtroppo esistono associazioni e scuole che propongono corsi aperti A CHIUNQUE che concedono il titolo di ISTRUTTORE DI FITNESS.

Voi vi chiederete:”Ma per partecipare a questo corso devo avere una laurea in scienze motorie?”

No…basta questo

chinesiologia

Ciò significa che il corso di istruttore (ossia una persona che poi dovrà dirti come-quanto-quando-perchè fare determinati esercizi) è aperto anche a chi, fino al giorno prima, lavorava in un ufficio o in una falegnameria (con TUTTO IL RISPETTO per gli uffici e le falegnamerie!)

Il corso dura 6 giorni. E in 6 giorni, magicamente, si diventa esperti di anatomia, fisiologia, teoria e tecnica dell’allenamento sportivo.

Chinesiologia: approfondiamo!

Vi lascio i compiti per casa?

Cercate voi sul web le scuole che propongono corsi per istruttori e guardate quante di queste limitano l’accesso ai laureati in scienze motorie.

Poi fate un altro gioco: vedete quale titolo rilasciano.

Un indizio…

Guardate  cosa si legge  riguardo i titoli rilasciati in una di queste scuole..

Al termine del corso (16 ore-un weekend) viene rilasciato un attestato di partecipazione riconosciuto da XYZ, ente nazionale di promozione sportiva riconosciuto dal ZZZ dal XXX.

 

Ho appositamente coperto ogni riferimento ad associazioni ed enti perchè vorrei che si focalizzasse l’attenzione su “ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE”.

Nella mia mente, un ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE è una attestazione (perdonate la ripetizione) che il tizio era lì in quei giorni. Che può voler dire anche che il tizio era lì ma giocava con lo smartphone.

Qualunque cosa facesse il tizio, non gli hanno dato un titolo abilitante all’esercizio della professione di istruttore.

 

Fate i compiti a casa…e attenti al chinesiologo!

 

 

La top five delle domande dei pazienti

la top five delle domande dei pazienti

Oggi alleggeriamo il blog e facciamoci quattro risate (ma non troppo) sulle domande più comuni e sui miti da sfatare

 

 

la top five delle domande

La top five delle domande dei pazienti: al numero 1…”l’umidità/il freddo/le correnti d’aria fanno venire l’artrosi?”

No. No. No. No.

Ho già detto no?

No. L’artrosi è causata dall’usura dei capi articolari. (se siete interessati ad un approfondimento, cliccate qui)

L’umidità, il freddo e le correnti d’aria possono aumentare la percezione del dolore o la contrattura muscolare.

 

la top five delle domande

La top five delle domande dei pazienti: al numero 2…”l’osteoporosi provoca dolori?”

No. L’osteoporosi è una rarefazione ossea. Per dirla alla Scrocknroll…sarebbe come provare dolore quando cominciano a cadere i capelli. Per approfondire ecco un articolo

 

la top five delle domande

La top five delle domande dei pazienti: al numero 3…”la  posturale la faccio in palestra. Faccio bene?”

No e si.

No perchè, dati alla mano, troppo spesso le palestre sono popolate da insegnanti non qualificati per eseguire trattamenti di rieducazione posturale.

No perchè la rieducazione posturale è una tecnica che si basa sull’individualità posturale di ognuno di noi. Non esistono esercizi di “posturale” che si fanno in gruppo.

Si se si tratta di un trattamento individuale eseguito da un fisioterapista con formazione adeguata, seppur eseguito in una palestra.

 

la top five delle domande

La top five delle domande dei pazienti: al numero 4…”una vicina di casa ha fatto un corso di shiatsu. mi posso fidare?”

No e si.

No perchè, come già spiegato altrove, se si considera lo shiatsu come un massaggio curativo allora dovrebbero praticarlo solo i fisioterapisti. Se, invece, lo vogliamo inserire nella categoria dei trattamenti estetici, allora può essere praticato solo da chi possiede il titolo riconosciuto di estetista.

Se si escludono queste due categorie, il massaggio shiatsu non potrebbe essere praticato da nessun’altro.

SI se la vicina di casa è una fisioterapista o una estetista.

 

la top five delle domande

La top five delle domande dei pazienti: al numero 5…”il nuoto fa bene per la scoliosi di mia figlia?”

No. Uno studio del 2015 (qui trovate il link, è in inglese…) ha approfondito l’argomento.

Il risultato è il seguente: il nuoto aumenta il rischio di asimmetrie di tronco. Inoltre, il nuoto aumenta il rischio di ipercifosi, di iperlordosi e di LBP (low back pain: dolore lombare).

Conclusione di questo studio? Il nuoto è associato con i rischi suddetti. Nonostante sia considerato uno sport completo ed un trattamento per la scoliosi (ORROREEEEE), i dati raccolti nello studio contraddicono questo approccio e registrano una prevalenza di dolore lombare basso nelle donne.